venerdì 5 settembre 2008

La politica sull'immigrazione in Italia: incompetenza o malafede?

Per chi si è sempre sforzato di entrare nel merito dei problemi, di analizzarli con oggettività individuando le possibili soluzioni con pragmatismo, sganciandosi dai pregiudizi e dalle convinzioni ideologiche, questo è davvero un triste periodo.

Domina la propaganda e la demagogia la fa da padrona.

Si tace sulle vere emergenze del Paese, mentre tutti in coro ci si sgola per enfatizzare problemi inesistenti o gonfiati ad arte da un’informazione sempre più spesso pronta, per servilismo o complicità più o meno esplicita, a fare da battistrada alle iniziative governative, che trovano immediato sostegno nel parlamento.

Hanno così visto la luce leggi originate da scelte di natura ideologica, anche se presentate come efficaci strumenti per la soluzioni di problemi in realtà inesistenti o marginali e certamente meno prioritari, per esempio, dell’aumento dei prezzi, o del potere d’acquisto dei salari.

Tra i tanti possibili esempi vorrei analizzarne uno passato quasi sotto silenzio che, tra le altre cose, ha creato un vero e proprio mostro giuridico. Sto parlando del recente decreto sulla sicurezza. Ed in particolare sto parlando delle norme riferite all’immigrazione.

Prima di entrare nello specifico ritengo però sia necessario analizzare un poco nel dettaglio la normativa generale sull’immigrazione, la cosiddetta legge Bossi-Fini che è stata ed è la vera prima causa dell’aumento sia dell’emigrazione clandestina che dell’esercito di immigrati irregolari che vivono, e LAVORANO, in Italia.

Per le persone non in malafede forse basterebbe la considerazione che questa legge, nei fatti, non solo non ha fermato l’immigrazione clandestina, ma da quando è in vigore tale fenomeno è decisamente aumentato. Per verificare questa realtà non servono le statistiche: è sufficiente leggere le varie dichiarazioni degli esponenti dell’attuale maggioranza che, in nome di questa emergenza, si sono affrettati a varare norme ancora più punitive di quelle già in vigore. Come dire: per rimediare ad una legge che non funziona, si va avanti nella stessa direzione, peggiorando le cose…

Più o meno tutti dicono: se un immigrato viene in Italia per lavorare, che sia benvenuto!
Niente di più falso!

Pochi sanno che l’attuale legge in realtà sembra fatta apposta per impedire ad uno straniero di lavorare legalmente in Italia, nonostante, specie nel nord, se non ci fossero gli immigrati tantissime realtà produttive dovrebbero semplicemente chiudere per mancanza di mano d’opera.

Sì, perché avere un lavoro e una casa non basta! E non sto parlando di lavoro nero. No, anche avere un lavoro con assunzione a tempo indeterminato talvolta può non bastare!.
Si, perché in Italia un immigrato può entrare e soggiornare legalmente oltre il periodo concesso per turismo solo se il lavora già ce l’ha. In pratica dovrebbe fare una richiesta alle autorità diplomatiche italiane presenti nel suo Paese; verrebbe quindi inserito in non meglio precisate liste di collocamento istituibili grazie ad accordi bilaterali con gli stati d’origine dei lavoratori immigrati (Titolo III art. 22 comma 5 testo unico dell’immigrazione) e da quel momento dovrebbe restare in attesa…Restare in attesa di cosa?
Ma di essere chiamato in Italia da un imprenditore, ovviamente. Il quale, ammesso che riesca ad usufruire di queste liste ( ma dove le trova poi?),senza conoscerlo, senza averlo mai visto né “provato” dovrebbe assumerlo garantendogli anche una casa.

Ma non basta.

Il contratto di lavoro e il conseguente ingresso dell’immigrato nel nostro Paese potrà avvenire soltanto se il datore di lavoro riuscirà a far rientrare la sua richiesta tra quelle autorizzate ogni anno dal ministero attraverso il decreto sui flussi, che stabilisce, anno per anno, a quanti immigrati rilasciare il visto d’ingresso per motivi di lavoro.

Attenzione : la quota stabilita dal decreto sui flussi è in realtà la somma di quote diverse. Il decreto 2007 ha stabilito una quota di 170.000 stranieri ammessi ad entrare in Italia per motivi di lavoro. A questa quota si arriva sommando:: 47.100 posti riservati a stranieri provenienti da paesi che collaborano con l’Italia nel contrasto all’immigrazione clandestina: Albania, paesi del Maghreb, Egitto, Senegal, Filippine ecc (si tratta delle cosiddette “quote riservatarie”); 65.000 posti per gli stranieri, che non provengano dai paesi riservatari, impiegati nel lavoro domestico; altri 14.200, sempre non riservatari, per lavoro edile; 30.000 per i restanti settori produttivi; e il resto su “quote” minori (studenti già in Italia che vogliano rimanere per motivi di lavoro, lavoratori autonomi, tirocinanti, dirigenti, autotrasportatori ecc.).
Questo significa, praticamente, che anche se uno straniero viene effettivamente chiamato in Italia per fare, per esempio l’operaio in un’acciaieria, anche se il datore di lavoro dimostra inequivocabilmente di avere così bisogno di mano d’opera di arrivare ad assumere una persona mai vista, se arriva tardi, se cioè la quota a disposizione si è esaurita…beh non resta ad entrambi che aspettare il prossimo anno e sperare…

Eventualità tutt’altro che improbabile visto che sempre per esempio nel 2007 a fronte di 170.000 ingressi autorizzabili sono state presentate 700.000 domande! Vale a dire 700.000 datori di lavoro che richiedevano 700.000 lavoratori.

Una volta esaurita la quota, le richieste “in esubero” vengono tutte rigettate.
Esaurita la quota, tutti coloro che arrivano dopo si vedranno rigettare la loro domanda anche se in possesso dei requisiti richiesti dalla legge.

E’ come una specie di “gara a tempo”: chi arriva prima avrà in premio il permesso di soggiorno, chi arriva dopo l’esaurimento della “quota” si vedrà rifiutare la domanda.
Ed è una gara drammatica che si gioca sulla pelle e sui bisogni primari di una persona : si pensi che i posti disponibili si esauriscono nel giro di dieci minuti, un quarto d’ora al massimo, e che le domande presentate sono quattro o cinque volte superiori rispetto alle quote stabilite dal governo…

Se poi l’immigrato proviene da uno dei paesi con quote riservate, vale a dire uno dei paesi che hanno sottoscritto con l’Italia speciali accordi di cooperazione in materia migratoria, si supera davvero il limite del il ridicolo. Basti pensare che, per esempio, la quota riservata per gli immigrati somali, sempre nel 2007 è stata di ben 100 , dico cento, unità!

Vorrei mettere l’attenzione su un particolare tutt’altro che marginale: sono i datori di lavoro a dover presentare le domande.
I datori di lavoro, non gli immigrati.
Questo significa che il posto di lavoro l’extracomunitario già ce l’avrebbe. Questo significa che il datore di lavoro ha l’effettivo bisogno di quella persona per la quale richiede l’ingresso nel nostro paese!
Ma non si era detto che i flussi servivano ad evitare l’ingresso in Italia di persone senza casa e senza lavoro?
Settecentomila datori di lavoro hanno richiesto l’assunzione di settecentomila immigrati, per
i quali avevano provveduto, come prescrive la legge, anche a trovare un alloggio adeguato.
Ne sono stati autorizzati soltanto 170.000. E non perchè i richiedenti non avevano i giusti requisiti o avevano sbagliato la compilazione dei moduli !
E nemmeno perché c’erano più richieste che offerte, visto che le domande presentate direttamente dai datori di lavoro, sono l’implicita dimostrazione che l’offerta c’è, o meglio ci sarebbe.
Sono l’implicita dimostrazione che quei settecentomila avrebbero avuto un lavoro e una casa!
Quindi è falso che la politica dei flussi serve ad evitare la presenza in Italia di senza lavoro e senza tetto!

Ancora convinti che chi vuole lavorare legalmente in Italia è il benvenuto?

Continuiamo!
E’ evidente a chiunque che le cose nella realtà non funzionano secondo i desideri dei nostri legislatori. Praticamente il cittadino straniero che non trova lavoro nel suo paese e ha una famiglia da mantenere, oppure che deve andarsene per via di una guerra, di una carestia, di una persecuzione ecc, ecc, non resta ad aspettare che qualcuno lo chiami. Viene in Italia, quando può con visto turistico, quando non può clandestinamente, magari attraverso la rete di sfruttatori che organizza i viaggi della speranza .
Per contro, il datore di lavoro che cerca mano d’opera, nemmeno si sogna di assumere a distanza. Cerca e trova l’immigrato già presente in Italia. Lo prova e se lavora bene, prova ad assumerlo.

Chiediamoci: se fossimo noi nell’esigenza di emigrare, come ci muoveremmo’ E se fossimo noi nell’esigenza di trovare mano d’opera, come ci muoveremmo?

Nella realtà infatti quei 700.000 si trovavano già in Italia. Avevano cercato lavoro direttamente e, molti di loro erano già stati assunti in nero. Poi, per regolarizzarli il datore di lavoro aveva presentato la domanda fingendo che la persona per la quale si richiedeva l’assunzione fosse ancora nel suo paese d’origine come prescrive la legge.

Probabilmente i 170.000 autorizzati sono tornati effettivamente nel loro Paese, sempreché non fossero arrivati in Italia spinti dalla disperazione per una guerra, una carestia, una persecuzione; e da lì, muniti finalmente del sospirato visto d’ingresso, sono rientrati legalmente in Italia.

E tutti gli altri? La maggioranza ha semplicemente continuato a vivere e a lavorare in nero in Italia, perché indietro non può tornare e perché qui un lavoro lo ha effettivamente trovato.
Il datore di lavoro invece, magari con preoccupazione, ma certamente per necessità, non potendo permettersi di lasciarlo a casa perché la sua azienda senza quella mano d’opera chiuderebbe, ha continuato a pagarlo in nero.!

Questa è la realtà e basterebbe fare un giretto per le “fabbrichette” del nord per averne conferma!

Eccolo qui l’esercito di clandestini e irregolari!
Clandestini e irregolari per colpa di una legge che dice di voler combattere la clandestinità e contemporaneamente aiutare chi vuole vivere, lavorando in Italia!

Ma quello che è sotto gli occhi di tutti, quello che chiunque può capire anche solo partendo dalle semplici considerazioni sin qui esposte, sembra essere ignorato del governo che anzi sembra aver deciso di sferrare l’attacco finale.

Ed ecco la ragione vera degli ultimi provvedimenti sull’immigrazione, o meglio degli ultimi provvedimenti contro l’immigrazione.
Non contro l’immigrazione clandestina, ma contro l’immigrazione, perché appare evidente che le scelte governative nascondono l’intento politico-ideologico, di fermare l’immigrazione, al di là dei comportamenti e dei bisogni dei singoli e al di là degli effettivi interessi del nostro Paese!

Questa legge non è riuscita a fermarvi e a ricacciarvi nei vostri paesi e ha semplicemente creato un esercito di irregolari e clandestini? Bene inaspriamo le pene. Facciamo diventare la clandestinità un reato e mandiamo in galera anche tutti coloro che favoriscono il perpetuarsi di questa situazione, datori di lavoro e proprietari di case compresi!

Non intendo qui entrare nel merito della norma che trasforma centinaia di migliaia di persone in latitanti, con tutte le conseguenze sociali, giuridiche, organizzative che ne conseguono.
Voglio invece limitarmi ad analizzare una norma contenuta nel cosiddetto decreto sicurezza che ha davvero dell’incredibile e che è esplicativa della competenza (!!!) e dell’atteggiamento generale dei nostri legislatori riguardo l’immigrazione.

Questo è l’articolo in questione:
«5-bis. Salvo che il fatto costituisca piu' grave reato, chiunque
cede a titolo oneroso un immobile di cui abbia la disponibilita' ad
un cittadino straniero irregolarmente soggiornante nel territorio
dello Stato e' punito con la reclusione da sei mesi a tre anni. La
condanna con provvedimento irrevocabile comporta la confisca
dell'immobile, salvo che appartenga a persona estranea al reato. Si
osservano, in quanto applicabili, le disposizioni vigenti in materia
di gestione e destinazione dei beni confiscati. Le somme di denaro
ricavate dalla vendita, ove disposta, dei beni confiscati sono
destinate al potenziamento delle attivita' di prevenzione e
repressione dei reati in tema di immigrazione clandestina.».
Analizziamolo.
Innanzi tutto questo articolo non riguarda soltanto chi trae un ingiusto profitto dalla locazione ( come è stato riferito dai media) ma chiunque ceda a titolo oneroso un immobile. Vale a dire chiunque affitti un immobile indipendentemente dal canone richiesto.
Non riguarda neppure soltanto i clandestini ma tutti i cittadini stranieri irregolarmente soggiornanti nel territorio dello Stato.
Irregolarmente soggiornanti. Ma cosa significa? E’ questo un concetto ambiguo che non trova adeguata definizione giuridica
Sappiamo che un clandestino è colui che entra illegalmente, vale a dire senza visti di ingresso, documenti ecc in Italia. E un irregolare? Un irregolare è colui che è entrato in Italia legalmente ( con visto di ingresso, documenti, ecc, ecc) ma una volta scaduto il permesso di soggiorno si trova in una specie di terra di nessuno perché anche se ha presentato la domanda di rinnovo, il permesso di soggiorno lui non ce l’ha e la sua richiesta potrebbe anche essere respinta! Vale a dire che TUTTI gli immigrati regolari attraversano fasi più o meno lunghe dove potrebbero essere definiti degli irregolari, con tutte le conseguenze del caso! E tale periodo può essere del tutto indipendente dalla volontà dell’immigrato ma dipendente invece dalle procedure e dai tempi della burocrazia.
Può capitare per esempio che una persona entri in Italia per ricongiungimento familiare. Trovi lavoro e venga assunto a tempo indeterminato. Può capitare che il ricongiungimento sia, per esempio con una sorella da tempo legalmente in Italia e può capitare che la sorella si sposi e vada a vivere con il marito. In questo caso il fratello che per legge avrebbe l’obbligo di vivere con la sorella si ritrova improvvisamente fuori legge. Il suo permesso viene revocato nonostante abbia un regolare lavoro e una casa.
In questo caso, tra l’altro, il datore di lavoro rischia una multo e/o la galera perché, del tutto inconsapevolmente, sta favorendo un immigrato irregolare!
Ma andiamo avanti.
Immaginiamo che un immigrato con regolare permesso di soggiorno e con un contratto di lavoro anche a tempo indeterminato prenda in affitto un appartamento.
Il proprietario dell’immobile chiederà per la stipula del contratto di locazione ciò che è previsto dalla legge, vale a dire il codice fiscale e la copia del documento di identità, che invierà in questura entro 24 ore con la dichiarazione di cessione del fabbricato. Successivamente e nei termini previsti registrerà il contratto all’ufficio delle entrate.
Questi sono gli unici obblighi previsti dalla legge in vigore.
Ma come? E il permesso di soggiorno?
La legge sulle locazioni immobiliari proprio non li menziona!
Immaginiamo però che il proprietario dell’appartamento chieda scrupolosamente la copia del permesso di soggiorno e verifichi che tutto sia in regola. Bene. Tutto a posto allora? Per niente!
Un regolare contratto di affitto, infatti, ha durata di quattro anni, tacitamente rinnovabile per altri quattro. E il permesso di soggiorno? Il permesso di soggiorno invece dura al massimo due anni! ( N.B. perché un immigrato possa richiedere la carta di soggiorno, vale a dire una specie di permesso a tempo indeterminato, deve essere regolarmente in Italia da almeno 6 anni!)
E cosa succede quando il permesso di soggiorno scade? Beh, deve essere rinnovato e in genere passano mesi prima che ciò avvenga. E può capitare che non venga rinnovato! E così il nostro immigrato regolare con casa lavoro e, probabilmente, famiglia a carico, diventa un irregolare!
E il proprietario che ha concesso l’immobile in locazione rispettando tutte le norme in vigore? Beh…semplicemente rischia la reclusione da sei mesi a tre anni e la confisca dell’immobile, secondo quanto previsto dall’articolo sopra riportato!
Immaginiamo però che questo scrupolosissimo proprietario, allo scadere del secondo anno, si rivolga al suo inquilino e chieda l’esibizione del rinnovo del permesso di soggiorno ( n.b. la legge non lo prevede e quindi l’inquilino potrebbe rifiutarsi) . L’inquilino a quel punto può solo mostrare la ricevuta rilasciata dalla questura che documenta che è stata presentata la domanda di rinnovo.
A rigor di legge quell’inquilino, con regolare contratto di lavoro è diventato un irregolare. Che fare? Lo scrupoloso proprietario decide che non può rischiare e invita l’inquilino ad andarsene. Ma come!? E il contratto d’affitto regolarmente registrato che assicura la casa almeno per quattro anni? Eh già, è necessario allora avviare una causa per sfratto..
E qui viene il bello , perché proprio non esiste tra le cause di interruzione anticipata del contratto, la mancanza del rinnovo del permesso di soggiorno. Si può sfrattare per morosità e per sub affitto; dopo quattro anni si può non rinnovare il contratto perché la casa viene ristrutturata o perché deve essere abitata dal proprietario o da un suo familiare. Ma niente, proprio niente è previsto in caso l’inquilino sia in attesa del rinnovo del permesso di soggiorno, o che non gli venga rinnovato!
Attenzione. Non sto parlando di casi estremi. Sto parlando di situazioni assolutamente normali.
Il permesso di soggiorno vale due anni. Il contratto d’affitto almeno quattro!
E a quel punto che si fa? Nessuno lo dice.
Nel frattempo però, come segnalato nel mese d’agosto dalla Confedilizia, nessuno vuole più affittare appartamenti a degli immigrati, anche se muniti di regolare permesso di soggiorno e di un lavoro.
Di esempi ce ne sarebbero ancora molti e tutti più o meno dello stesso tipo.
Siamo ancora convinti che se uno straniero lavora e ha una casa, può soggiornare liberamente in Italia?
Alla faccia del buon senso, della certezza del diritto, degli accordi bilaterali, della effettiva necessità di mano d’opera, dei diritti dell’uomo e della tradizione di emigrazione del nostro Paese.
Si dice che per il mondo vivono e lavorano circa 60 milioni di Italiani. Mi piacerebbe vedere se gli stati che li ospitano mettessero in atto le stesse misure in vigore in Italia…
Nel frattempo, proprio ieri, il presidente della camera onorevole Fini, a proposito della concessione del diritto di voto agli immigrati ha dichiarato:
“Non ho nulla in contrario, a condizione che gli immigrati cui viene concesso questo diritto rispettino anche tutti i loro doveri. Vale a dire rispettare la legge, avere una casa e un lavoro….”

Nessun commento: