martedì 11 marzo 2008

LA MARCIA E' INIZIATA ..ed anche gli arresti

TIBET/ DHARMSALA BLOCCATA, DALAI LAMA ATTACCA PECHINO -
Toni insolitamente duri del leader spirituale in vista Olimpiadi
Dharmsala (India), 10 mar. (Apcom) -

Il Dalai Lama ha denunciato con forza la repressione cinese in Tibet, con dichiarazioni insolitamente dure e rilasciate nel giorno del 49esimo anniversario del suo esilio in India, ma soprattutto a cinque mesi dai Giochi olimpici a Pechino. Il premio Nobel per la Pace 1989 e leader spirituale dei tibetani, che da qualche mese gode di un rinnovato sostegno in Occidente, ha attaccato le "enormi e inimmaginabili violazioni dei diritti umani" commesse dalla Cina in Tibet, che arrivano a "negare la libertà religiosa": "Dopo circa sei decenni, i tibetani vivono in uno stato permanente di paura e sotto la repressione cinese", ha dichiarato Tenzin Gyatso di fronte ai suoi sostenitori raccolti a Dharamsala, sede del governo tibetano in esilio nel nord dell'India. Affermazioni pesanti, pronunciate 49 anni dopo aver abbandonato Lhasa e in contrasto con i toni più moderati adottati nei confronti della Cina negli ultimi anni, anche se il Dalai Lama accusa regolarmente Pechino di mettere in pratica un'"aggressione demografica" a causa della colonizzazione accelerata del Tibet che sta portando l'area a un "genocidio culturale". Una centinaia di tibetani in esilio in India, che oggi hanno iniziato una marcia simbolica da Dharmsala, sono stati bloccati dalla polizia che ha impedito loro di proseguire verso il Tibet. "Abbiamo ordinato ai manifestanti di non lasciare il distretto di Kangra e se non rispetteranno l'ordine, saranno adottate misure necessarie", ha dichiarato il capo della polizia locale, precisando che si tratta dei desideri di Nuova Delhi. Tra i dimostranti anche una delegazione di radicali, tra cui il segretario di Nessuno tocchi Caino, Sergio d'Elia. Sempre oggi, nel vicino Nepal, un centinaio di rifugiati tibetani (una decina secondo altre fonti, ndr) sono stati arrestati dopo gli scontri con la polizia a Katmandu mentre tentavano di raggiungere la sede dell'ambasciata cinese. Più di mille dimostranti hanno sfilato a Nuova Dehli, alcuni di loro avvolti in garze sporche di sangue finto e con la sagoma degli anelli olimpici al collo, a rappresentare delle fiaccole olimpiche umane insanguinate. Il leader spirituale dei tibetani, ha tuttavia riaffermato il diritto di Pechino a organizzare i Giochi ad agosto, dopo che il capo del Parito comunista cinese della regione autonoma del Tibet l'ha accusato di tentare di "sabotare questo evento" sportivo mondiale. L'uomo fuggito dal Tibet nel 1959 dopo la fallita rivolta anti-cinese, ha da tempo abbandonato le rivendicazioni di un'indipendenza, ma non si stanca di chiedere un'"ampia autonomia" per tutelare la lingua, la cultura e la natura di questo territorio himalayano. "In questi ultimi anni, il Tibet è stato il teatro di una dura repressione e di brutalità sempre peggiori. Malgrado questi sfortunati sviluppi, rimango convinto a proseguire la mia politica della 'via di mezzo'", ha garantito. Secondo molti, il Dalai Lama, frustrato di fronte al rifiuto della Cina di discutere di un'autonomia "culturale", sta esercitando pressioni su Pechino in vista delle Olimpiadi, moltiplicando le sue apparizioni sulla scena internazionale. da:www.TibetanUprising.org :KATHMANDU-Le autorità cinesi oggi in Tibet hanno arrestato decine di monaci tibetani che inscenavano una marcia di protesta nel capoluogo regionale, Lhasa.Una fonte autorevole, che ha rifiutato di essere identificata detta RFA's (servizio tibetano) parla di 300 monaci fuori dal monastero di Drepung in Lhasa circa 10 km (5 miglia), in piedi al centro della città.Autorità a un checkpoint hanno interrotto il cammino e arrestato tra il 50 e il 60 monaci,secondo la fonte. Testimoni raccontavano di aver visto circa 10 veicoli militari, 10 veicoli della polizia, e ambulanze al checkpoint.Nessuna informazione è disponibile su dove i monaci sono stati presi e perché le ambulanze siano stati convocate. Un altro testimone ha riferito che i veicoli ufficiali hanno poi bloccato la strada di accesso al monastero di Drepung, e che molti monasteri attorno a Lhasa erano circondati da membri dei paramilitari People's e polizia armata.11 arrestati sono stati identificati e questi i loro nomi: Lobsang Ngodrub, Lobsang Sherab, Lodroe, Sonam Lodroe, Lobsang, Tsultrim Palden, Geleg, Pema Karwang, Zoepa, Thubdron, and Phurdan. No further details were available.

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