mercoledì 12 marzo 2008

Repressione monaci tibetani

IL MANIFESTO del 11 Marzo 2008

Divieti in serie

L'India ferma la marcia degli esiliati tibetani. Vietate anche in Nepal, con botte e arresti, e in Grecia le celebrazioni contro la Cina

di Angela Pascucci

Bloccati in India, picchiati e arrestati in Nepal, circoscritti in Grecia. Una serie di amari rifiuti, ieri, per gli esiliati tibetani nel mondo che ce l'avevano messa tutta perché quest'anno assumesse particolare rilevanza e ampiezza la rituale celebrazione dell'anniversario, il 49esimo, della fallita rivolta anti cinese del 1959 alla quale fece seguito la fuga del Dalai Lama e di altre migliaia di tibetani da Lhasa verso l'India, dove sono rimasti in esilio. Le iniziative organizzate erano molteplici perché in quest'anno di Olimpiadi l'attenzione mondiale è particolarmente concentrata sulla Cina e gli esiliati tibetani, che protestano anche contro l'attribuzione dei Giochi a Pechino, sperano in una maggiore risonanza delle proprie iniziative volte a denunciare quella che essi definiscono l'illegale occupazione cinese della loro terra, la repressione continua e lo stravolgimento della religione e della cultura tibetana. Con tutta evidenza, una causa che ieri non ha trovato, almeno a livello ufficiale, molti difensori che scendessero in campo a sfidare la Cina, come invece ha fatto la pop star islandese Bjork nei giorni scorsi cantando «Indipendenza per il Tibet» addirittura a Shanghai.A Dharamsala ieri, si è dispiegata la potenza di Cindia. Nella capitale storica del governo tibetano in esilio si erano riuniti 101 rifugiati dal Tibet. Monaci, monache ma anche giovani nati sul territorio indiano, determinati a iniziare una lunga marcia di sei mesi per raggiungere il confine cinese in nome del diritto di «tornare nella nostra patria». Intorno a loro, a sostegno dell'iniziativa, alcune centinaia di sostenitori indiani ed occidentali (fra i quali una delegazione del partito radicale italiano) erano arrivati per assistere alla partenza del gruppo. Che però non è andato troppo lontano. La polizia ha ricevuto dal governo centrale di Nuova Delhi un ordine di restrizione che non ha consentito loro di varcare neppure i confini del distretto di Kangra. In Nepal, a Katmandu, un migliaio di manifestanti tibetani intenzionato a portare la protesta fino all'ambasciata cinese al grido di «Tibet libero» si è scontrato con la polizia che aveva avuto dal governo l'ordine di non consentire manifestazioni anti cinesi; 80 persone sono state arrestate, riporta la Bbc.In Grecia, a Olimpia, i manifestanti pro Tibet si sono visti negare l'accesso al sito dove si trovano le rovine dell'antica città all'interno del quale intendevano accendere una simbolica torcia olimpica, anticipando l'accensione ufficiale della fiaccola prevista per il 24 marzo. La cerimonia tibetana si è dovuta svolgere all'esterno del recinto. «E' la prova della vasta influenza dello stato cinese» ha dovuto constatare Tendon Dahortsang, dell'Associazione per la gioventù tibetana in Europa. Le iniziative non sembrano aver avuto l'avallo ufficiale del Dalai Lama. Nel suo discorso per l'anniversario, il leader spirituale, che diversamente dagli esiliati da qualche tempo sostiene posizioni autonomiste e non indipendentiste, ha ripetuto ieri le sue denunce contro Pechino. «In Tibet» ha detto «la repressione continua ad aumentare con numerose, inimmaginabili e grossolane violazioni dei diritti umani». Ha tuttavia riconosciuto che la Cina è diventata «una grande potenza. Questo deve essere visto con favore». Ha ricordato di aver sostenuto l'attribuzione dei Giochi a Pechino ma, ha detto «oltre a mandare i propri atleti, la comunità internazionale dovrebbe ricordare al governo cinese questi problemi».A suo modo, anche Pechino cavalca le Olimpiadi per sostenere la propria causa in Tibet. Le celebrazioni ufficiali prevedono infatti che in un giorno del prossimo maggio un alpinista cinese brandirà la fiamma a 8848 metri d'altitudine, sulla sommità dell'Everest. Una equipe della televisione ufficiale cinese è naturalmente pronta a seguire in diretta, fin dove sarà possibile, la scalata.

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