martedì 2 dicembre 2008

Così c'era di mezzo la reputazione di un sacco di gente

E così finalmente anche il presidente Bush ammette che le armi di distruzione di massa di Saddam, quelle che hanno giustificato l’intervento militare in Iraq, non sono mai esistite.
Questa la singolare dichiarazione:
“Un sacco di persone avevano messo in gioco la loro reputazione dicendo che le armi di distruzione di massa erano una ragione per rimuovere Saddam Hussein".
Così come è stata riportata, questa confessione lascerebbe pensare ad un ripensamento sull’efficacia di una guerra per risolvere un problema serio quale poteva essere il possesso di armi di distruzione di massa da parte di un dittatore…
Probabilmente si voleva dire, invece, che l’esistenza di queste fantomatiche armi era stata in qualche modo garantita da “un sacco di persone” che avevano messo in gioco la loro reputazione!
Ah! E le prove ?
Non si era detto che c’erano le prove dell’esistenza di queste armi? Le fotografie satellitari dei depositi , e quant’altro?
No, le prove non c’erano e da tempo ormai lo si sapeva.
Quel che non si sapeva è che c’era di mezzo la reputazione di chi si diceva convinto della loro esistenza, e ciò è bastato.
E’ bastato per mentire al mondo intero, tanto per cominciare.
E grazie a queste menzogne( ma forse sarebbe più corretto parlare di scuse, alibi inventati ad hoc!) si è trascinato il mondo intero in una guerra che non ha sconfitto il terrorismo ma ha causato,ssecondo quanto pubblicato dal New England Journal of Medicine, 151.000 morti nella popolazione civile ( fino a Giugno 2006!) che salgono a 655.000 considerando anche le cause indirette di morte ( fonte: Studio dell’Università americana John Hopkins, pubblicato dalla rivista britannica The Lancet).
E se nell’attentato dell’ undici settembre sono morte 2973 persone, nella guerra in Iraq, sino al gennaio 2007, sono caduti 2982 militari statunitensi! ( fonte: globalsecutity.org )
Non ci sono invece dati certi sui morti tra i soldati iracheni.
Di sicuro però si sa che:
2,4 milioni di persone sono sfollate dalle proprie abitazioni e altre 2 milioni rifugiate fuori dall’Iraq.
4 milioni di iracheni dipendono da aiuti alimentari.
Soltanto uno su tre bambini iracheni ha accesso ad acqua potabile e uno su quattro è malnutrito.
Dal marzo 2003, 94 operatori umanitari sono stati uccisi, 248 feriti, 24 arrestati e 89 sequestrati.
(fonte: peace reporter)

Cifre impressionanti vero?
Non però per il generale americano Tommy Franks, che ha affermato "we don't do body counts" (“noi non contiamo i morti”)
Allora, forse, ha una certa utilità contare almeno il denaro investito per causare queste morti:
Difficile avere cifre esatte. Secondo alcuni studi del governo americano 800 miliardi di dollari saranno spesi nella guerra in Iraq e Afghanistan poco prima che Bush vada via dalla Casa Bianca!
La professoressa Linda J. Bilmes (Harvard University) e il professor Joseph Stglitz (Columbia University) hanno inoltre calcolato che il costo totale, vale a dire quello comprensivo dei costi futuri per diretta conseguenza del conflitto ( spese mediche ai veterani, interessi sul debito necessario per reperire il denaro, ecc) sarà di 3.000 miliardi di dollari. Stima che parte dal presupposto che dopo l'elezione di novembre i soldati americani cominceranno a ritornare a casa.

Sono cifre così enormi che è davvero difficile percepirne l’esatta quantità. Proviamo a pensare, allora, che con 200 miliardi di dollari (costo annuale della guerra in Iraq) si potrebbe eliminare l'estrema povertà dal mondo (135 miliardi).
Il resto del bilancio annuale si potrebbe usare per eliminare l'analfabetismo dal mondo, fornire soldi ai paesi in via di sviluppo e combattere l'Aids (22 miliardi).
O anche che il costo per la sanità del programma di Hillary Clinton per coprire i 47 milioni di americani che al momento devono farne senza sarebbe di 100 miliardi. Quello di Obama, meno inclusivo, si aggira sui 60 miliardi.
E questo senza voler parlare della catastrofe causata della crisi economica che necessiterebbe di muovere risorse tra i 500 e i 700 miliardi di dollari per essere affrontata con qualche probabilità di successo…

Incredibile, vero?
Eppure questi non sono discorsi nuovi. Erano tra gli argomenti, unitamente a quelli legati all’inutilità della guerra come strumento per risolvere le controversi internazionali, che venivano fatti e a gran voce da coloro che si opponevano all’invasione dell’Iraq.
Non si volle ascoltarli.
Sembrava anzi che il solo mettere in dubbio l’esistenza delle armi di distruzione di massa fosse come dichiarare la propria complicità col terrorismo Islamico…
Non si sapeva, allora, che l’uomo più potente del mondo non poteva non dare credito alla reputazione di quel “sacco di gente” della quale aveva deciso di circondarsi.
Non si sapeva allora che quelle persone avevano messo in gioco la loro reputazione nel giurare al mondo che Saddam Hussein era il nemico da abbattere ad ogni costo.

Al momento di marciare molti non sanno

che alla loro testa marcia il nemico.

La voce che li comanda

è la voce del nemico.

E chi parla del nemico

è lui stesso il nemico.
(B. Brecht)

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