mercoledì 30 gennaio 2008

Fiera di Torino, cambiare rotta

il manifesto del 30 Gennaio 2008

lettera aperta

"Fiera di Torino, cambiare rotta"

Ibrahim Nasrallah *

Signor Ernesto Ferrero, ho ricevuto la vostra lettera che mi invita a partecipare alla Fiera internazionale del libro di Torino prevista per il prossimo mese di maggio. La cultura italiana ha un grande spazio nel mio cuore: la sua creatività artistica ha avuto un ruolo importante nel cambiare il mondo, renderlo meno crudele e quindi più giusto, proiettato verso la libertà e il coraggio che ci vuole per difenderla. Ma grande è stata la mia sorpresa quando ho saputo che la vostra Fiera ha invitato lo stato di Israele come ospite d'onore, e nell'occasione dei 60 anni dalla sua nascita, tanto più che insieme all'invito ho ricevuto la notizia del massacro a Gaza di 20 palestinesi per mano delle forze di occupazione israeliane e che il portavoce del governo, nel descrivere il massacro, dichiarava: «è lo spettacolo più bello che si possa vedere». Noi non siamo con la Palestina perché siamo palestinesi o arabi, ma perché la Palestina è una dura prova quotidiana per la nostra coscienza umana. La vostra decisione di invitare Israele come ospite d'onore ha dato un brutto colpo alle coscienze e ai sentimenti di milioni di persone in tutto il mondo e anche a quegli scrittori e artisti italiani che con coraggio sostengono la Palestina e la sua causa, per il semplice fatto che è una giusta causa. Ho visitato l'Italia molte volte, ci ritorno spesso, grato alla gente che incontro e a cui mi lega un rapporto che va al di là di quello che ho con i lettori dei miei libri. Non voglio chiedervi quale sarà la vostra risposta quando vi chiederanno con quale coscienza vi siete mossi nell'organizzare questa mostra, scavalcando i più semplici diritti, come dimostra la storia e l'umanità, e accettando che la sofferenza dei palestinesi e il furto delle loro terre siano oggetto di celebrazione per i loro assassini e occupanti. Una occasione del genere dovrebbe portare chiunque, e soprattutto gli uomini di cultura, a manifestare la propria umanità e a solidarizzare con il popolo palestinese, dato che è questo a essere stato sradicato dalla propria terra nello stesso giorno in cui lo stato di Israele è nato. Un popolo, quello palestinese, che subisce la più brutale repressione e viene massacrato da 60 anni, quotidianamente. Nel giorno della loro Nakba (catastrofe) i palestinesi spererebbero in una reazione di umanità, ricevono invece la vostra decisione che non prende in considerazione l'ingiustizia e la sofferenza. Quale sarà l'impatto sugli scrittori e gli artisti italiani che credono nella causa palestinese? Auspicherei che la direzione della Fiera cambi rotta e corregga l'errore di aver invitato lo stato di Israele come ospite d'onore. Il mondo della cultura non può tacere di fronte a chi descrive un massacro come, «lo spettacolo più bello che si possa vedere». Preghiamo piuttosto per una cultura della bellezza che ci accomuni,

* poeta palestinese

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