mercoledì 23 gennaio 2008

IL DIO PAN - tra mitologia e psicoanalisi (di Sara Scialdoni)

IL DIO PAN

- IL MITO -
Pan significa tutto e questa accezione lo lega alla foresta, all'abisso, al profondo.

Il dio Pan, nacque dall'amore di Ermes e della ninfa Penelope ( in un’altra versione invece da Ermes e la capra Amaltea: racconto di una nascita scaturita da un desiderio struggente e bestiale ) per la quale il dio assunse l'aspetto di uomo e divenne pastore presso i possedimenti di un ricco mortale dell'Arcadia, ma subito dopo la sua nascita, Penelope, alla sola vista del figlio rimase terrorizzata: il suo aspetto era talmente brutto ed animalesco che decise di abbandonarlo al suo destino. Infatti Pan, era più simile ad un animale che ad un uomo: il corpo era coperto di ruvido pelo, la bocca si apriva su una serie di zanne ingiallite, il mento terminava con un'ispida barba, dalla fronte si dipartivano due corna ed al posto dei piedi aveva due zoccoli caprini.

…Colà, pur essendo un dio, pascolava le greggi dal ruvido vello
presso un mortale: poiché l’aveva preso, e fioriva in lui,
un desiderio struggente
di unirsi in amore con la fanciulla delle belle trecce, figlia di Driope.
E ottenne il florido amplesso; ed ella nelle sue stanze,
generò ad Ermes un figlio diletto, già allora mostruoso a vedersi,
dal piede caprino, bicorne, vociante, da dolce sorriso. ( “Inno a Pan”, in Inni Omerici)

Il padre, Ermes, pensò allora di portarlo con se nell'Olimpo al cospetto degli altri dei, dove fu accolto con benevolenza poiché al contrario del suo aspetto, il dio Pan era gioviale e rallegrava tutti con la sua presenza.
Un giorno Pan, vide la figlia della divinità fluviale Ladone, Siringa e se ne innamorò. La fanciulla però come lo vide, fuggì terrorizzata tanto da pregare il proprio padre, di mutarle l'aspetto in modo da non farla riconoscere da Pan. Così Ladone, impietosito dalle preghiera della figlia, presso lo specchio d'acqua dove sorgeva una grande palude, la trasformò in una canna..
Pan, invano cercò di distinguere la fanciulla fra i diversi giunchi, alla fine, ne recise uno, lo tagliò in tanti pezzi di lunghezza diversa e li legò assieme con dello spago. Fabbricò così uno strumento musicale che prese il nome di "siringa" dalla sventurata fanciulla e che ai posteri è anche noto come il "flauto di pan".
Da allora il dio tornò a vagare nei boschi correndo e danzando con le ninfe e spaventando i viandanti che attraversavano le selve. A Pan infatti si attribuivano i rumori di origine inesplicabile che si sentivano la notte e dalla paura che esso causava deriva il termine: “timor di panico" .

Nel “Saggio su Pan” di James Hillman ( psicologo analista junghiano ) il dio è stato indicato come il dio della masturbazione, inventore della sessualità non procreativa.

[…] “ La sessualità violenta di Pan è una sessualità solitaria, perché la violenza del suo soddisfacimento non porta mai alla creazione di una coppia. Pan è solo, continuamente tormentato dal suo istinto, che può rapidamente soddisfare per poi tornare alla solitudine e alla sua impossibilità di sentirsi totalmente appagato. Pan non ama, seduce soltanto. L’abbandono è l’elemento principale dei suoi incontri d’amore.” ( da “Riti e miti della seduzione” di A. Carotenuto ).

[…] “Pan insidia le ninfe, le insegue e le possiede con un impeto che spesso sconfina nello stupro. Pan rappresenta dunque, con il suo odore selvatico, il suo pelo irsuto e con la figura caprina itifallica, la violenza con cui l’anima –Psiche- sperimenta la fascinazione e il turbamento con l’incontro dell’oggetto d’amore.” ( da “Riti e miti della seduzione” di A. Carotenuto ).

Masturbazione, panico e stupro sono governati quindi dal Dio Capro della natura e, solo osservandole sensibilmente, ci appaiono come attività istintuali e naturali se inserite nell’ambiente del Dio Pan, nello spogliarsi della natura, nell’acqua, nelle grotte e nel clamore di cui è amante, nella danza e nella musica.
Pan, quindi, si divide tra cime montuose e grotte, tra clamore e musica, tra zampe pelose e corna spirituali, tra panico e stupro. In netto contrasto con figura del Cristo, Pan morì quando quest’ultimo divenne Sovrano assoluto, così che, il diavolo non è altro che Pan visto attraverso l’immaginario cristiano, colui che tenta l’individuo con il peccato della lussuria.
La morte dell’uno significò la vita dell’altro in una opposizione chiaramente espressa nelle iconografie: Pan nella grotta, Cristo sul Monte; l’uno ha la musica ( anche se rozza e primitiva dal momento che riproduce il suono dell’istinto), l’altro la Parola.

[…] “In molte pitture vascolari e murali Eros e Pan vengono raffigurati mentre lottano per divertire il circolo dionisiaco. L’opposizione tra il delicato e alato Eros e il selvatico Pan dal piede caprino sembra rappresentare il contrasto tra due forme di seduzione e di amore. Ma la Psiche non può fare a meno del gioco degli opposti, perciò le sono necessarie tanto la violenza di Pan quanto la delicatezza di Eros. Non è un caso infatti che le origini del dio mezzo uomo e mezzo animale si facciano risalire ad Ermes, messaggero degli dei, poiché simbolicamente, questa nascita, rivela il carattere di comunicazione istinto nella sessualità. […] Bisogna incontrare una corporeità tormentata e dominata dal tentativo di soddisfare i suoi appetiti. Solo in questo contatto bruciante, la psiche si cala nel corpo, lo ritrova, lo lascia parlare, per poi lentamente insegnargli altri linguaggi rappresentati da nuovi scenari di seduzione. E’ in questi diversi orizzonti che l’anima impara a riunire l’istinto all’amore. Pan reca dunque un messaggio che seppur brutale, l’anima ha il compito di ascoltare. “ ( da “Riti e miti della seduzione” di A. Carotenuto ).

http://sarascialdoni.blogspot.com/

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